martedì 31 gennaio 2017

ARTSVIK (1984) – Cantante armena

ARTSVIK (1984) – Cantante armena

cantante armena Artsvik
La cantante armena Artsvik
(Fonte: Jazz Parking)

ARTSVIK ARUTIUNIAN rappresenterà l’ARMENIA ad EUROVISION 2017

ARTSVIK ARUTIUNIAN rappresenterà l’ARMENIA ad EUROVISION 2017

– Yerevan, 31 gennaio: La cantante Artsvik rappresenterà l’Armenia all’Eurovision Song Contest 2017, esibendosi nella prima semifinale il 9 maggio. La seconda semifinale sarà l’11 maggio, mentre la finale il 13 maggio.Quest’anno, Eurovision si svolgerà in Ucraina, risultando il Paese vincitore della scorsa edizione. Lo slogan della nuova edizione sarà “Celebrare la diversità”.Nella prima semifinale, oltre all’Armenia, parteciperanno: Montenegro, Finlandia, Georgia, Portogallo, Belgio, Svezia, Albania, Australia, Azerbaigian, Cipro, Slovenia, Moldova, Repubblica Ceca, Lettonia, Islanda, Grecia e Polonia.Nella seconda semifinale si esibiranno: Germania, Francia, Ucraina, Macedonia, Malta, Paesi Bassi, Serbia, Danimarca, Russia, Romania, Ungheria, Austria, Irlanda, Svizzera, Estonia, Israele, Bulgaria, San Marino, Lituania, Croazia, Norvegia, Bielorussia.
(Fonte: Sputnik Armenia)

ANNA KAZANJIAN LONGOBARDO (1928) – Prima donna ingegnere alla Columbia

ANNA KAZANJIAN LONGOBARDO (1928) – Prima donna ingegnere alla Columbia

– Nata nel 1928 a New York da una famiglia armena, Anna è considerata una delle pioniere delle donne in ingegneria. Il padre era un armeno proveniente da Aleppo, in Siria, mentre la madre, anch’essa armena, proveniva da Costantinopoli, sopravvissuta al Genocidio.Anna è stata la prima donna a laurearsi in Ingegneria Meccanica alla Columbia University nel 1949, dove acquisì anche un master nel 1952. Incuriosita dalle nuove tecnologie analogiche e digitali, divenne un’esperta del campo e diede i suoi maggiori contributi nel campo dell’Ingegneria Aerospaziale. E’ stata un membro attivo della Società delle Donne Ingegnere, sul cui sito è possibile ascoltare una sua intervista del 2003 sulla sua scelta di entrare nel mondo dell’ingegneria e sul ruolo che dovrebbero avere le donne nella società.
(Fonte: SWEAuroraPrize)

TBILISI: Chiesa Armena della Beata Vergine a rischio crollo

TBILISI: Chiesa Armena della Beata Vergine a rischio crollo

– TBILISI: L’Associazione armena “Tiflis Hamkari” ha portato alla luce il pessimo stato di conservazione della Chiesa Armena della Beata Vergine Shamkortsev, detta anche Karmir Avetaran (cioè Vangelo Rosso), mostrando come sia a rischio crollo, anche a causa della costruzione di un edificio privato nei suoi pressi.L’Associazione ha spinto per portare la questione a livelli internazionali, sperando che le istituzioni facciano qualcosa per salvare questo patrimonio culturale armeno.Le fondamenta della chiesa sono a rischio anche a causa di un edificio privato costruito nei pressi di uno dei lati della chiesa, indebolendola ancor di più.Il quotidiano online Sputnik, nella versione armena, ha portato all’attenzione internazionale la questione grazie ad un articolo di Laura Sarkisyan.Il post su Facebook della pagina Tiflis Hamkari ha acceso forti discussioni su questo argomento: alcuni parlano di vandalismo del costruttore della casa privata nei confronti della chiesa, altri parlano di sentimenti anti-armeni dei georgiani, che vogliono deliberatamente distruggere i monumenti e le chiese lasciate in eredità dagli armeni.Così la pensa anche Samvel Karapetyan, direttore della Fondazione per la Ricerca sull’Architettura Armena (RAA), che è stato dichiarato “persona non gradita” in Georgia. Secondo Karapetyan, la Georgia dovrebbe conservare ogni monumento presente sul suo territorio, in quanto parte della ricchezza del Paese, e non considerarlo come un corpo estraneo da distruggere. Inoltre, ha ricordato, come esempio, il vicino Iran che restaura e ripristina i monumenti e le chiese armene, riconoscendone l’enorme valore storico e culturale, così come l’importanza degli armeni nella storia della Persia.La chiesa venne costruita, secondo alcune fonti, nel 1775, mentre dai registri armeni risulta costruita nel 1809. Il nome della chiesa deriva dalla città di Shamkor, da cui provenivano i rifugiati armeni. Shamkor, chiamata Utik in epoca medievale dagli armeni, venne a far parte dell’Impero Russo nel 1803. Storicamente, Shamkor è stata ripetutamente invasa dai Persiani.

ARMENIA, cripta URARTIANA scoperta nei pressi di GAVAR

ARMENIA, cripta URARTIANA scoperta nei pressi di GAVAR

– Recenti scavi condotti a Gavar, nei pressi del lago Sevan, hanno portato alla luce una cripta Urartiana del VII secolo a.C. Gli oggetti portati alla luce andranno ad arricchire il museo a cielo aperto di Metsamor, nella regione di Armavir, come riportato da Tert.am. Il direttore scientifico del Servizio per la Protezione Ambientale e Storica, Ashot Philiposyan, ha riferito che il ritrovamento, probabilmente, appartiene ad una persona di alto rango. Nella cripta sono stati ritrovati 4 scheletri maschili ed uno femminile. Nel VII secolo a.C. il territorio intorno al lago Sevan apparteneva al Regno di Van, per cui il ritrovamento sta a significare che quei luoghi rivestivano un luogo molto importante per la vita economica e sociale del tempo. Philiposyan ha aggiunto che le spade e le lance ritrovate, così come i pezzi di agata, risalgono allo stesso periodo. Inoltre, ha affermato che cripte simili sono state ritrovate anche intorno ai villaggi vicini. L’archeologo ha sottolineato il valore storico dell’area e che, secondo le sue teorie, ospiterebbe anche una città risalente al X-XII secolo a.C.
(Fonte: Tert.am)

lunedì 30 gennaio 2017

ARMENIA FILMS

https://laterradihayk.com/2017/01/30/armenia-films-milano/

ARMENIA FILMS

– Gli armeni in Italia hanno sempre dato contributi importanti in svariati campi. Non fa eccezione il cinema italiano, anche se per una breve parentesi. Parliamo, naturalmente, di una delle case di produzione pioniere del cinema di inizi Novecento, la Armenia Films di Milano.
La prima casa di produzione cinematografica, in assoluto, può essere considerata una compagnia di Torino, la “Arturo Ambrosio & C.”, fondata nel 1904 dall’omonimo fotografo e chiusa nel 1924.
A Milano, nel 1907, il fotografo Luca Comerio fonda una casa di produzione che nel 1908 si associa con la SAFFI. Nel 1909 la società cambia denominazione e diventa Milano Films, inizialmente con i teatri di posa in via Farini. Nel 1911 la compagnia si ingrandisce, e vengono acquisiti alcuni capannoni nella zona nord di Milano, nella Bovisa.
teatri-milano-films-1911
Gli studios dell’Armenia Films agli inizi del Novecento
A questo punto la storia si intreccia con un armeno, un tale Hovhannes H. Zelilian, che finanzia e distribuisce per la Milano Films una serie dal nome Armenia.
Il volume di affari diventa importante, per cui, nel 1917, Zelilian fonda la sua propria casa di produzione, la Armenia Films, in via F. Baldinucci, quartiere Bovisa, su una parte dei terreni in precedenza occupati dalla Milano Films. Nei pochi anni di vita, la Armenia Films produce e distribuisce una quindicina di film, fino all’inglobamento nella Milano Films, che nel 1933 diviene la “Elios”, che porterà a battesimo Luchino Visconti.
Della casa di produzione di Zelilian si perdono completamente le tracce, così come quelle del suo fondatore. Rimane soltanto la facciata dei vecchi studios, sulla quale è ancora possibile leggere la scritta “ARMENIA FILMS”, a testimonianza di una traccia armena anche in questo campo.
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Quello che rimane della facciata della ARMENIA FILMS, nel quartiere Bovisa.

Produzione:

  1. Il mistero di una notte d’oriente (1920)
  2. Joseph (1920)
  3. La realtà dell’incubo (1920)
  4. Il braccialetto misterioso (1919)
  5. La carezza del vampiro (1918)
  6. Le gesta di John Blick (1918)
  7. Il trionfo di una martire (1918)
  8. Il fratello di Satana (1918)
  9. Il segreto della badia (1918)
  10. La dama misteriosa (1918)
  11. La tigre vendicatrice (1918)
  12. Il misterioso dramma del fiume (1918)
  13. L’artiglio del nibbio (1917)
  14. Passo estremo (1917)
  15. Crevalcore (1917)

Distribuzione:

  1. Il mistero di una notte d’oriente (1920)
  2. Joseph (1920)
  3. Il braccialetto misterioso (1919)
  4. La carezza del vampiro (1918)
  5. Le gesta di John Blick (1918)
  6. Il trionfo di una martire (1918)
  7. Il fratello di Satana (1918)
  8. Il segreto della badia (1918)
  9. La dama misteriosa (1918)
  10. La tigre vendicatrice (1918)
  11. Il misterioso dramma del fiume (1918)
  12. L’artiglio del nibbio (1917)
  13. Passo estremo (1917)
  14. Crevalcore (1917)
Foto:

Armenia, Italia ed Iran gemellate da 3 ponti

https://laterradihayk.com/2017/01/30/armenia-italia-ed-iran-gemellate-da-3-ponti/

Armenia, Italia ed Iran gemellate da 3 ponti

– Quasi 10 anni fa, il 4 maggio 2006, per iniziativa dell’Associazione Zatik, venne posata una targa celebrativa sul ponte Milvio, per celebrare un gemellaggio tra l’Italia, l’Armenia e l’Iran attraverso un simbolo di amicizia e vicinanza, quale è il ponte.
Sono stati scelti 3 ponti significativi nei 3 Paesi coinvolti, ognuno dei quali ha rivestito un’importanza fondamentale per la storia di ciascun Paese.
A Roma è stato scelto Ponte Milvio, con la seguente motivazione: ponte-milvio-roma
E’ Tito Livio che nel 207 a.C. testimonia per primo la presenza di questo ponte. Ricostruito dal censore M. Emilio Scauro nel 109 a.C. il ponte crollò nuovamente nel 312 quando, per ordine di Massenzio, le estremità vennero sostituite da passerelle lignee. Più volte distrutto e ricostruito, il Ponte Milvio, fortezza per il controllo dell’accesso al versante nord della città di Roma, fu a più riprese restaurato.
Nel 1805, sotto Pio VII, il Valadier traforò la torre, consentendo il percorso diretto sino alla riva e disegnò il piazzale antistante. Attraversato nel corso dei secoli da illustri personaggi, il ponte fu ancora al centro di un’azione bellica quando nel 1849 i Garibaldini vi contrastarono l’avanzata francese.
Secondo alcune fonti, di qui passarono agli inizi del 300 d.C. Tiridate III, re di Armenia e San Gregorio l’Illuminatore, patriarca degli Armeni, per portare a Roma la loro testimonianza di cristianità.
In Armenia, nella città di Alaverdi, è stato scelto il ponte di Sanahin: ponte-sanahin-alaverdi
Situato nella città di Alaverdi, nella provincia di Gugark, questo ponte sul fiume Debed venne costruito per volere della Regina Vavane nel 1192 in memoria del defunto sovrano Gugark Abbas, suo consorte. Il diametro dell’arco in muratura raggiunge i diciotto metri e le pile di sostegno poggiano direttamente ai lati delle acque del fiume. Questo antico ponte, finora molto ben conservato, porta ancora i segni delle ruote dei carri trainati dai muli che per decenni lo hanno calpestato e ancora oggi ai lati dell’impalcato sono ben visibili alcune figure scultoree raffiguranti leonesse stilizzate.
Su una delle sponde si erge un khachkar, la tradizionale croce armena di pietra, che porta la stessa data di costruzione del ponte e che molto probabilmente venne eretta in funzione di pietra miliare e a protezione dei viandanti.
In Iran, infine, nella città di Isfahan, venne scelto il ponte di Allahverdi-Khan: ponte-allahverdi-khan-isfahan
Il ponte Allahverdi-Khan o Syosepol (1602 d.C.), è stato costruito nella città di Isfahan per volontà dello Scià Abbas il Grande sul fiume Zayandeh Rud. Esso collega la città di Isfahan col rione armeno di Nor Giulfà (Nuova Giulfa), insediamento creato dallo scià Abbas che, colpito dalle capacità creative degli artigiani armeni, spostò pietra su pietra, all’interno dei suoi domini, l’antico villaggio di Giulfa con tutti i suoi abitanti. In prossimità del ponte gli armeni celebravano il Battesimo della Croce, e tuttora, all’inizio dell’estate, festeggiano il Vartavar (festa dell’acqua), in occasione della quale la tradizione vuole che tutti i passanti vengano spruzzati d’acqua.
Il ponte, costruito a forma di diga, è dotato di due ordini di porticati, e offre zone d’ombra riparate dal sole e dai venti prevalenti. il ponte Allahverdi-Khan è lungo 300 metri e largo 14. Viene chiamato anche Syosepol per le sue 33 arcate.
Di seguito, l’intervento della Presidentessa dell’Associazione, Graziella Falconi:
L’Associazione Zatik ha organizzato, grazie alla tenacia dell’arch. Vahè Vartanian, questa giornata per onorare in modo non formale, ma solenne, la memoria del genocidio armeno.
Una giornata patrocinata dalla memoria del genocidio, dal suo insegnamento per tenere a bada ogni forma di violenza. Insegna l’Ecclesiaste che c’è un tempo per ricordare e un tempo per dimenticare, dove il dimenticare non è la rimozione, ma l’elaborazione del ricordo, per renderlo attore del presente e del futuro. Ed è questo il senso della nostra iniziativa.
Perché da Ponte Milvio?
Perché da qui, nel 313 dopo Cristo, inizia una storia all’insegna dell’emersione di masse di umili, i cristiani, che vengono riconosciute; è la storia della rottura di una solitudine. I ponti sono l’emblema della rottura di una solitudine; solitudine che per gli armeni è stata (ed in parte è) geografica, culturale, religiosa. Una somma di solitudini che ha permesso di consumare un genocidio e di non nominarlo, non riconoscerlo, negarlo.
Con il gemellaggio fra ponti si vuole qui ricordare la necessità del riconoscimento e del confronto con le altre culture. Ciò non solo non pregiudica le varie identità, non le annulla, al contrario dà loro valore.
La storia del genocidio armeno insegna che esso non fu frutto delle diversità, ma frutto della lotta per il potere, fu la lotta per il potere ad armare la mano facendosi scudo della religione, usando come pretesto la diversità religiosa. Ma questo gli umili sanno riconoscere a naso, senza bisogno di infingimenti. Così seppero fare quei cittadini turchi che aiutarono gli armeni durante il genocidio, la cui responsabilità non ricade sul popolo turco, ma su un pugno di uomini politici in lotta per il potere. Come è accaduto nella Germania di Hitler, la colpa dei padri non ricade sui figli, ma è anche bene che i figli prendano da essa opportune distanze.
Questa nostra iniziativa di incontro e scambio culturale vorrei fosse dedicata alle donne, a quelle ragazze, alle madri, sorelle, mogli, che furono le principali vittime del genocidio del 1914 e che contemporaneamente hanno saputo essere, e sono, le principali costruttrici di ponti, di messaggi di pace, di messaggi di vita. Grazie per essere intervenuti e ci auguriamo che analoghe iniziative siano al più presto celebrate su più ponti in Europa e nel Mediterraneo, così come testimoniano le positive accoglienze alla proposta di Zatik da parte del Comune di Parigi e di Siviglia.
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Cerimonia di posa della targa.
(Fonte: Zatik)