giovedì 19 gennaio 2017

San Gregorio di Narek era Cattolico?

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San Gregorio di Narek era Cattolico?

– Quasi due anni or sono, il 21 febbraio 2015, in vista del centenario del Genocidio Armeno, Papa Francesco annunciò il conferimento del titolo di Dottore della Chiesa ad un Santo armeno, San Gregorio di Narek. Ma la domanda che è sorta a molti è stata: ma Gregorio era Cattolico?
La domanda, a prima vista, non sembra del tutto peregrina, in quanto verrebbe subito da dire no. Infatti, Gregorio di Narek faceva parte della Chiesa Apostolica Armena, che è una Chiesa non-calcedoniana, cioè una di quelle a non aver preso parte al Concilio di Calcedonia del 451. Dopo aver inizialmente ripudiato il Concilio Ecumenico di Calcedonia, successivamente è stata ufficialmente affermata la divisione tra la Chiesa Cattolica e la Chiesa Armena nel 554, grazie al secondo Concilio di Dvin.
Nei secoli successivi, numerosi tentativi di unificazione furono avanzati, ma con scarsi successi. Nell’anno 629, l’Imperatore Bizantino Eraclio I (che regnò dal 610 al 641)  tentò di raggiungere un accordo con il Catholicos Ezra I (in carica dal 630 al 641) per riunire le due chiese, ma l’accordo sfumò durante il Sinodo di Manzikert del 651.
Successivamente, grazie ai Crociati, furono portati avanti ulteriori tentativi di riunificazione, specialmente nel Regno Armeno di Cilicia. Tentativi formali furono portati avanti durante il Secondo Concilio di Lione del 1274 e il Concilio di Firenze del 1439, sebbene non portarono ad una effettiva unificazione. Ad ogni modo, il Concilio di Firenze portò alla pubblicazione di un decreto di unione, Exultate Deo, il 22 novembre 1439. Sebbene non trovò immediata applicazione, successivamente diventò la base dottrinale per la fondazione della Chiesa Apostolica Armena.
Uno sforzo ulteriore per il riavvicinamento delle due Chiese venne fatto da un gruppo di frati di ispirazione dominicana, i Frati Unitori d’Armenia. Uno dei frati appartenenti a questo Ordine, John David, diventò Arcivescovo di Edessa fino al 1343, diventando l’ultimo Arcivescovo della città per 3 secoli, prima della successiva continuazione del vescovado nel XVII secolo.
Nel 1755 Papa Benedetto XIV scrisse estesamente sulla questione dei Cattolici Orientali, notando chiaramente che alcuni Armeni erano osservanti dei concili di Lione e di Firenze, per cui credeva che quegli accordi precedenti avevano in qualche modo avuto effetto. In precedenza, nel 1742, aveva fondato il Patriarcato di Cilicia per gli Armeni, con sede in Libano, nominando come primo Patriarca degli Armeni Abraham Ardzivian.
La Chiesa Cattolica Armena fu devastata durante il Genocidio del 1915, e la Chiesa venne soppressa sotto il regime sovietico. Nel 2008, gli Armeni Cattolici ammontavano a circa 500.000 persone.
Nel 1996, l’allora Papa Giovanni Paolo II, insieme al Catholicos Karekin I, firmò una dichiarazione comune in cui veniva messo in risalto la Fede comune nella figura di Gesù Cristo, ma che negli anni, a causa delle differenze linguistiche e culturali, cominciò a divergere (la Chiesa Apostolica Armena è ancora ufficialmente monofisita, cioè riconosce in Gesù la sola natura divina, a differenza della contemporanea e duplice natura affermata dai Cattolici):
La realtà di questa fede comune in Gesù Cristo e nella stessa successione del ministero apostolico è a volte stata oscurata o ignorata. Fattori linguistici, culturali e politici hanno enormemente contribuito alle divergenze teologiche che hanno trovato espressione nella loro terminologia nel formulare le loro dottrine. Sua Santità Giovanni Paolo II e Sua Santità Karekin I hanno espresso la loro decisa convinzione che, a causa della fondamentale comune fede in Dio e in Gesù Cristo, le polemiche e le divisioni infelici, che a volte hanno seguito vie divergenti nelle espressioni, a seguito della presente dichiarazione, non dovrebbe continuare a influenzare la vita e la testimonianza della Chiesa di oggi. Essi dichiarano con umiltà di fronte a Dio il loro dolore per queste polemiche e dissensi e la loro determinazione a rimuovere dalla mente e dalla memoria delle loro Chiese l’amarezza, le recriminazioni reciproche, e anche l’odio che a volte si sono manifestati in passato, e possono lanciare anche oggi un ombra sui rapporti veramente fraterni ed autenticamente cristiani tra i leader e i fedeli di entrambe le Chiese, in particolare in quanto quelli sviluppati negli ultimi tempi.
La dichiarazione persegue, quindi, la speranza che le divergenze nel linguaggio Cristologico non ostacolino ulteriormente il tentativo di una possibile unificazione. Questo è un punto importante a favore dell’elevazione di San Gregorio di Narek a Dottore della Chiesa.
Gregorio di Narek è stato il primo Dottore al di fuori del perimetro della Chiesa Cattolica. Guardando la storia delle relazioni tra le due chiese fino alla dichiarazione congiunta, possiamo affermare che Gregorio faceva parte di una chiesa apostolica ed era in possesso di sacramenti genuini. La questione principale, però, riguarda l’adesione al Concilio di Calcedonia. La risposta definitiva non c’è, ma molti studiosi affermano che gli ieromonaci del monastero di Narek erano certamente a favore della duplice natura di Cristo.
Papa Giovanni Paolo II si riferì a Gregorio durante la sua enciclica, Redemptoris Mater:
“Nel suo panegirico della Theotókos, san Gregorio di Narek, una delle più fulgide glorie dell’Armenia, con potente estro poetico approfondisce i diversi aspetti del mistero dell’incarnazione, e ciascuno di essi è per lui un’occasione per cantare ed esaltare la dignità straordinaria e la magnifica bellezza della Vergine Maria, Madre del Verbo incarnato.”
Inoltre, citò il Dottore degli Armeni anche nella sua lettera apostolica scritta in occasione del 1700-esimo anniversario della conversione del popolo armeno, nel 2001:
“Voglio qui ricordare san Gregorio di Narek, che ha scandagliato le profondità tenebrose dell’umana disperazione ed ha intravisto la luce sfolgorante della grazia che anche in essa risplende per il credente.”
“Fulgida gloria, nella schiera dei Santi armeni cantori della Madre di Dio, è senza dubbio san Gregorio di Narek, il grande Vardapet (Dottore) mariano della Chiesa Armena, che anch’io ho voluto ricordare nell’Enciclica Redemptoris Mater. Egli saluta la Santa Vergine come “Sede prescelta della volontà della Divinità increata” [Discorso panegirico alla B.V. Maria, Venezia 1904, p. 16]. Con le sue parole, si elevi la supplica della Chiesa in festa, affinché questo Giubileo del Battesimo dell’Armenia sia motivo di rinascita e di gioia: “Accogli il canto di benedizione delle nostre labbra e degnati di concedere a questa Chiesa i doni e le grazie di Sion e di Betlemme, perché possiamo essere degni di partecipare alla salvezza nel giorno della grande manifestazione della gloria indistruttibile dell’immortale Salvatore e Figlio tuo, l’Unigenito””.
Con la formazione della Chiesa Cattolica Armena San Gregorio ha ricevuto la sua prima venerazione liturgica nel giorno della sua festività, il 13 ottobre. Formalmente, però, non ha mai ricevuto una canonizzazione da parte della Chiesa Cattolica, infatti alcuni affermano che, in realtà, la sua nomina a Dottore della Chiesa sia un riconoscimento ed una conferma del culto del Santo.
Ad ogni modo, Papa Francesco ha attribuito al Dottore Armeno un ruolo universale, inserendolo nel martirologio romano nel giorno 27 febbraio.
27 febbraio: «In monasterio Narecensi in Armenia, sancti Gregorii, monachi, doctoris, Armenorum, doctrina, scriptis ac mystica scientia illustris».
[Martyrologium Romanum, Città del Vaticano, 2001]
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Sinistra: icona di San Gregorio di Narek nella Biblioteca Nazionale del Matenadaran, Yerevan. Destra: il monastero armeno di Narekavank (nei pressi del lago Van), risalente al X secolo, ora distrutto.

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