mercoledì 30 novembre 2016

Lilya Karchikyan e il ritratto a Donald e Melania Trump

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Lilya Karchikyan e il ritratto a Donald e Melania Trump

Nel 2013 la Fondazione Unicorn Children ha donato a Donald e Melania Trump un ritratto della coppia eseguito dall’artista di origine armena Lilya Karchikyan. La pittrice è volata direttamente dalla Russia per consegnare personalmente il quadro alla coppia. Donald Trump è rimasto colpito dall’incredibile somiglianza del quadro, specialmente perché è stato dipinto a partire da una foto.
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Donald e Melania Trump – Artista: Lilya Karchikyan
Trump ha descritto Lilya come una grande artista e ha affermato di voler portare il ritratto nel suo appartamento, come ulteriore grande complimento. Lilya è stata accompagnata alla presentazione privata a Mar-a-lago Palm Beach dalla Presidente della Fondazione Juliette Ezagui e dalla benefattrice e scopritrice della pittrice armena, Valeria Rosenbloom.
Trump ha promesso di commissionare ulteriori dipinti, provocando ulteriore eccitazione alla già emozionata artista.
La presentazione del quadro è stata filmata da Roxanna Cella per il suo programma TV Palm Beach Rox.
Una parte della commissione del quadro è stata donata da Lilya Karchikyan alla Fondazione Unicorn Children, di cui anche la famiglia Trump è una delle maggiori finanziatrici.

L’ARTISTA lilya-karchikyan

Lilya Karchikyan è nata a Lviv (Ucraina) nel 1963. Ha frequentato l’Istituto Artistico di Roven ed è stata ammessa nella classe del Prof. Zvyagintsev nel 1979. Le sue opere sono state esposte in numerose esibizioni in Armenia, Montreal, Los Angeles, Fresno, Boca Raton, Chicago. Parte dei soldi ricavati dalle sue esposizioni sono stati donati alla Fondazione Unicorn Children, che si occupa dei bambini affetti da autismo. Le sue opere sono esposte in musei e collezioni private in Polonia, Francia, Austria, Cipro, Germania, Canada, USA e Giappone. I suoi dipinti sono realizzati con uno stile realistico-impressionista, utilizzando oli della qualità più alta. Grazie alla sua tecnica pittorica denominata “alla prima”, i suo dipinti sono caratterizzati da colori ed ombre unici. Lilya è famosa per i suoi magnifici ritratti, i colorati bouquet floreali, nature morte pittoresche, bellissimi panorami e per i dipinti con tematiche bibliche.

HISTORICAL TRUTH AGAINST TURKISH AND AZERBAIJANI FALSIFICATIONS IN INFORMATION WARFARE

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HISTORICAL TRUTH AGAINST TURKISH AND AZERBAIJANI FALSIFICATIONS IN INFORMATION WARFARE

More than five millennia-old ethno-spiritual, political and cultural roots of the Armenian statehood in the Armenian Highland are attested to by the archaeological and architectural monuments, petroglyphs, cuneiform, ancient and medieval written and other historic sources. Historical truth is the backbone and informational defensive shield of the national security of Armenia.

Eduard L. Danielyan
Turkey and Azerbaijan use different types of disinformation and manipulations in information warfare, being unable to overcome the truths about the past and the present of the Armenian nation, the Republic of Armenia and the Artsakh Republic. Falsification of the history and historical geography of Armenia constitutes part of their desperate attempts to deny the Armenians’ historical and legal rights as to the western part of their Homeland – Western Armenia, Cilician Armenia and Armenian Mesopotamia, which were subjected to the Armenian Genocide devastation, as well as – to the eastern part of their Homeland – liberated lands of Artsakh. Turkish and Azerbaijani deceptive methods with a stillborn outcome are crushed against the strongholds of Armenia’s history and the civilizational value system. Those engaged in deceptive information operations display aggressive fallaciousness, as is the case with the Turkish authorities who are scared1 of the recognition of the Armenian Genocide2, territorial reparations, the Armenian demand for the restoration of historical justice and the return of native lands3 [13, էջ 76-86; 14, էջ 475; 15; 10, pp. 12, 41].
[…]

martedì 29 novembre 2016

HUMAN FREEDOM INDEX 2016: Armenia davanti a Turchia ed Azerbaigian

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HUMAN FREEDOM INDEX 2016: Armenia davanti a Turchia ed Azerbaigian

– L’Armenia, secondo l’ultimo rapporto dello Human Freedom Index (HFI 2016), è risultato il 55° Paese del mondo in quanto a libertà umana. Il Rapporto, pubblicato il 29 novembre 2016, mostra che l’Armenia, nell’area caucasica e mediorientale, è risultata seconda solo alla Georgia (43° posto), mentre è davanti ai Paesi confinanti come la Turchia (90°), l’Azerbaigian (128°) e l’Iran (157°).
L’indice prende in considerazione 79 indicatori distinti di libertà economica e personale nelle seguenti aree: legalità; sicurezza; movimenti; religione; associazioni, assemblee e società civile; espressione; relazioni; dimensione governativa; sistema legale e diritto di proprietà; accesso al contante; libertà di scambi commerciali internazionali; regolazione del credito, lavoro, ed impresa.
HFI è l’indice che prende in considerazione il maggior numero di Paesi del mondo (159) ed ha iniziato la raccolta di dati statistici nel 2008.
(Fonte: Armenianweekly)

SULLA NASCITA DELL’AZERBAIGIAN (parte 2): IL TRATTATO DI TURKMENCHAY

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SULLA NASCITA DELL’AZERBAIGIAN (parte 2): IL TRATTATO DI TURKMENCHAY

– Il Trattato di Turkmenchay (1828) fu firmato alla fine della seconda guerra russo-persiana del 1826-1828. Come nel caso del precedente Trattato di Gulistan, la Persia fu costretta ad accettare umilianti condizioni da parte della Russia, non avendo altre alternative a seguito della sconfitta di Abbas Mirza.
A seguito di questo trattato:
  1. A seguito dell’Art. 4 del trattato, la Persia perde la sovranità su Yerevan (l’attuale capitale armena), Nakhichevan, Talish, e le regioni di Ordubad e Mughan (nell’attuale Azerbaigian), oltre a tutti i territori persi con il precedente trattato di pace;
  2. Il fiume Aras (Araxes) diventa il nuovo confine tra Russia ed Iran, “dall’Ararat fino alla foce del fiume ad Astara”;
  3. Secondo l’Art. 6, la Persia promette di pagare alla Russia 10 Koroor in oro (secondo la valuta del 1828);
  4. Secondo l’Art. 8, la Persia perde totalmente la possibilità di navigare il Caspio, a vantaggio della Russia;
  5. L’Iran riconosce diritti di Capitolazione ai russi in Persia;
  6. Secondo l’Art. 10, la Russia può inviare rappresentanti consolari in ogni luogo dell’Iran;
  7. Secondo l’Art. 13, si può procedere allo scambio dei prigionieri;
  8. Secondo l’Art. 10, l’Iran ha l’obbligo di firmare trattati economici con la Russia, secondo i voleri russi;
  9. Secondo l’Art. 7, la Russia si impegna a sostenere Abbas Mirza come successore di Fath Ali Shah;
  10. L’Iran si scusa ufficialmente per non aver rispettato i termini del Trattato di Gulistan;
  11. Secondo l’Art. 15, l’Iran si impegna a non sostenere nessun movimento secessionista nei khanati delle regioni a nord-ovest.
L’Iran ha riconosciuto ufficialmente che i trattati seguiti alle guerre russo-persiane sono tra i più umilianti firmati dal Paese, e inoltre riconosce Fath Ali Shah come uno dei governanti tra i più incompetenti mai avuti.
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I territori persi dalla Persia a seguito dei Trattati di Gulistan e Turkmenchay (Fonte: CAIS-SOAS)

SULLA NASCITA DELL’AZERBAIGIAN (parte 1): IL TRATTATO DI GULISTAN

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SULLA NASCITA DELL’AZERBAIGIAN (parte 1): IL TRATTATO DI GULISTAN

– Il Trattato di Gulistan (1813, anche Gulestan o Golistan), firmato il 24 ottobre in un villaggio del Karabakh, pose fine alla guerra russo-persiana del 1804-1813.
A seguito di questo trattato, la Persia cedette la provincia di Arran ai Russi, ponendo le basi della formazione dell’attuale Repubblica dell’Azerbaigian, e dovette anche rinunciare alle proprie mire in Georgia e Dagestan.
Il trattato fu mediato dal britannico Gore Ouseley, e fu sottoscritto per la parte iraniana da Haji Mirza Abol Hasan Khan. Si compone di 11 capitoli, e i punti più importanti sono i seguenti:
  1. La Persia (Iran) perde il controllo di tutti i territori a nord del fiume Aras (Araxes) e cede totalmente la sua autorità alla Russia. Questi territori includono:
    1. Tutte le città e i villaggi del Dagestan;
    2. Tutte le città e i villaggi della Georgia, incluse le città che si affacciano sul Mar Caspio;
    3. Baku, nella provincia di Arran (la moderna Repubblica di Azerbaigian);
    4. Derbent;
    5. Shirvan;
    6. Megrelia;
    7. Karabakh;
    8. Ganja;
    9. Shekin;
    10. Abkhazia;
    11. Mughan;
    12. Imeretia;
    13. Guria;
    14. Il khanato di Talish.
  2. L’Iran perde, inoltre, tutti i diritti di navigabilità del Mar Caspio, mentre la Russia ottiene tutti i diritti di stazionarvi con la propria flotta militare;
  3. Entrambi i Paesi accettano il regime di libero scambio, mentre la Russia ottiene ogni diritto di iniziare qualsiasi attività economica in Persia;
  4. La Russia, in cambio, promette di sostenere Abbas Mirza come successore del padre, Fath Ali Shah.
Alcuni storici ritengono che l’annessione dei suddetti territori Transcaucasici alla Russia abbia portato un periodo di pace e stabilità alle popolazioni locali, che erano solite subire le vessazioni da parte dei turchi. Altri, invece, pensano che le popolazioni abbiano perso molte libertà acquisite col tempo, essendo poi forzate all’integrazione con la Russia, specialmente gli Sciiti che vivevano lungo le sponde del Caspio, che avevano molti più legami con l’Iran che con i russi.
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Perdita territoriale dell’Iran a seguito del Trattato di Gulistan (1813)

AKNASHEN: primo insediamento permanente nella Valle dell’Ararat (VI millennio a.C.)

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AKNASHEN: primo insediamento permanente nella Valle dell’Ararat (VI millennio a.C.)

– Lo studio di questo insediamento unico nel suo genere è iniziato nel 1998, secondo il racconto di Ruben Badalyan, il capo del gruppo di archeologi ricercatori che si occupano degli scavi.
Sebbene l’insediamento si trovi su una piccola collinetta, lo strato sotterraneo contenente i reperti culturalmente più preziosi arriva fino a 5 metri di profondità.
Gli scavi hanno portato alla luce una serie di preziosissime informazioni su questo antico villaggio. Innanzitutto, si è reso evidente che la valle dell’Ararat nell’antichità era occupata da un lago, formatosi a seguito di un’eruzione vulcanica, che ricoprì il corso del fiume Araxes con sedimenti lavici. In seguito, il livello del lago diminuì progressivamente, finché la valle risultò abitabile intorno al VI millennio a.C., in pieno Neolitico. Sebbene in epoche precedenti la valle è risultata abitata in mondo temporaneo, dal VI millennio la popolazione del tempo ha fatto un primo tentativo di stabilirsi permanentemente in un luogo, costruendo edifici ed iniziando la produzione ceramica. Chi esattamente abitava questo villaggio è troppo presto per dirlo, non essendo state ritrovate scritte. Inoltre, in quell’epoca erano frequenti le continue colonizzazioni da parte di popoli vicini.
Molti oggetti ritrovati, principalmente sulle pendici del Monte Gegham, sono fatti di osso ed ossidiana. Inoltre, sono stati ritrovati anche gioielli e frammenti di catene. E’ molto interessante anche la scoperta di oggetti che riguardino il senso estetico degli esseri umani della preistoria.
Le scoperte più importanti riguardano l’evidenza di contatti tra le popolazioni preistoriche armene ed altre popolazioni del Medioriente. Sono stati ritrovati molti manufatti provenienti certamente dall’antica Siria e dalla Mesopotamia, oltre a conchiglie e ad oggetti certamente provenienti da scambi economici con popolazioni lontane.
L’unicità del villaggio preistorico risiede nel fatto che le stratificazioni dei ritrovamenti danno evidenza della sequenza dell’evoluzione culturale ed economica della popolazione attraverso il Tardo Neolitico ed il Primo Calcolitico (Età del Rame). Il sito fu probabilmente costruito agli inizi del VI millennio a.C. ed abbandonato circa verso la metà del millennio, quindi i ritrovamenti coprono un arco di diversi secoli.
Il fatto che la valle dell’Ararat ospitò in tempi remoti un lago, prosciugatosi col tempo, potrebbe dare un fondo di verità alla mitologia dell’Arca di Noè, e alla nuova terra scoperta dagli esseri umani in epoca remota.
Come evidenziato dal Prof. Badalyan nel suo lavoro di ricerca, è la prima volta che si trova un insediamento in cui è evidente il passaggio tra la fase dell’Età della Pietra e quella del Rame nel territorio centrale ed orientale del Sud del Caucaso.
L’agricoltura era già sviluppata (principalmente farro, ossia il triticum dicocco) ed esistevano soprattutto mandrie di pecore e capre.
Verso la fine del Neolitico, si nota un incremento significativo della produzione di vasellame temperato con sabbia, di latte e di lana, a significare uno spostamento della vita della popolazione verso la pastorizia e l’economia legata alla mobilità.
Con l’inizio dell’Età del Rame, si nota un forte aumento di vasellame con paglia tritata all’interno dell’impasto.

AGARAK: il villaggio armeno più antico delle piramidi

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AGARAK: il villaggio armeno più antico delle piramidi

– Il villaggio di Agarak, situato alle pendici sud del Monte Aragats, è un antico insediamento risalente all’Età del Bronzo, intorno al 3000 a.C. Si tratta si una collinetta formata da tufo, una roccia vulcanica molto facile da scavare. Il sito contiene molte rocce levigate dall’uomo, nicchie ricavate nella roccia, gradini scavati che portano verso piattaforme rocciose.
Prima della scoperta di questo villaggio preistorico non si conoscevano in Armenia luoghi simili, che ricordano altre culture dell’Asia Minore, come i Frigi o gli Ittiti.
Il più antico insediamento trovato nei pressi di Agarak si può far risalire al periodo terminale della cultura di Shengavit, o all’inizio della cultura di Kura-Araxes, cioè almeno un millennio prima della costruzione della Grande Piramide di Giza.
Gli edifici in pietra ritrovati si trovano intorno a piattaforme di pietra levigate, e negli strati più antichi degli scavi sono state ritrovate statuette di terracotta, frammenti di ceramica, resti di focolari domestici a forma di cavallo ed altri manufatti che permettono di datare il sito al periodo suddetto. Inoltre, la cripta urartiana sulla parte sud della piattaforma, i resti di ceramica e l’anfora funebre indicano che l’insediamento era abitato anche durante il periodo tra l’VIII e il VI secolo a.C. A seguito della caduta del regno di Van, il villaggio di Agarak divenne un grande centro residenziale. A questo periodo risalgono le presse per il vino scavate nella roccia, a dimostrazione del fatto che l’enologia era molto importante per gli abitanti di Agarak, che raggiunse il suo massimo splendore nei primi secoli dopo Cristo, grazie alla sua posizione lungo la rotta commerciale tra Ararat ed Ani e Shirak. A testimonianza di ciò, sono state ritrovate monete di Ottaviano Augusto e dracme greche.
Esiste anche un ampio cimitero nel sito, dove si possono trovare tombe pagane accanto a tombe cristiane, il che potrebbe significare che il cristianesimo era già ampiamente diffuso in Armenia anche prima che diventasse religione di Stato, nel 301 d.C.
La maggior parte delle nicchie scavate nella roccia risalgono al terzo millennio avanti Cristo, e probabilmente servivano per sacrifici. Hanno forma di “fori di chiave”, “comete”, fori doppi, “labirinti”, “troni”, “altari per sacrificio”. Evidentemente, per la cultura naturalista degli abitanti di Agarak, questo luogo serviva per accoppiamenti rituali e sacrifici, per assicurare il ciclo completo della fertilità.

“The Promise” e IMDb: il Genocidio negato diventa virale

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“The Promise” e IMDb: il Genocidio negato diventa virale

– Parlare del Genocidio Armeno è molto pericoloso, si rischia di essere minacciati, umiliati, offesi, e di ricevere punteggi bassi su Amazon. Finora, questo è il trattamento riservato a singoli individui ed accademici. Ma, ultimamente, tutto questo accade anche ad Hollywood. Accade, infatti, che il film prodotto grazie al finanziamento di Kirk Kerkorian, scomparso nel 2015, diventi oggetto di un attacco su larga scala sul sito IMDb, il database cinematografico.
Il film in questione è The Promise, che vede come protagonista Christian Bale. The promise è il primo film prodotto ad Hollywood dopo il tentativo fatto con I quaranta giorni del Mussa Dagh, circa ottant’anni fa, che doveva rappresentare un film in chiave anti-Hitler, ma che non vide mai la luce a causa dell’opposizione del governo turco di allora. Ebbene, dopo ottant’anni, grazie ad una produzione indipendente, finalmente un film sul Genocidio Armeno ha visto la luce ad Hollywood.
Ma non si può cantare vittoria troppo presto. Infatti, pur essendo stato prodotto e realizzato, il film non gode di nessuna casa di distribuzione, a causa dell’ostruzionismo turco. A settembre, il film è stato presentato al Toronto International Film Festival ad un pubblico relativamente ristretto. Ma dopo neanche 3 giorni dalla prima proiezione, sul sito IMDb erano già presenti decine di migliaia di voti negativi (1 stella, cioè il voto più basso su una scala da 1 a 10). Attualmente, la media dei voti è 4,1, a causa di 58000 voti negativi e 32000 voti massimi. Evidentemente, la Turchia è riuscita a coinvolgere decine di migliaia di attivisti per sottostimare la qualità del film. Difficilmente quelli che hanno votato il film lo hanno visto realmente.
Questo è un ulteriore stadio del negazionismo turco. Se non si può nascondere la verità, la si mortifica per cercare di darle meno importanza.
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Fonte: Forbes