martedì 29 novembre 2016

COME L’AZERBAIGIAN FALSIFICA LA STORIA

https://laterradihayk.com/2016/11/20/come-lazerbaigian-falsifica-la-storia/

COME L’AZERBAIGIAN FALSIFICA LA STORIA

Le false tesi comunemente promosse dagli storici azeri revisionisti

Uno dei principali obiettivi degli storici azeri è di provare (in tutti i modi) che gli azeri hanno abitato la regione a sud del Caucaso prima degli Armeni. Nel libro di Rouben Galichian, The invention of History, vengono passate in rassegna le numerosi tesi antistoriche azere, confutandole puntualmente.
  1. Gli studiosi azeri sostengono che gli Armeni non abbiano mai abitato il Caucaso del Sud, ma siano stati “portati” dai Russi nel 1828.
    Tutti i viaggiatori che hanno attraversato l’area occupata dall’attuale Armenia dall’XI al XIX secolo, e tra essi anche viaggiatori arabi e persiani, hanno riferito degli Armeni, delle città Armene, dei villaggi e delle chiese. Tra le innumerevoli fonti primarie storiche, Galichian riporta molti storici Europei e Greco-Romani, oltre a storici vissuti anche a Baku.
  2. Gli studiosi azeri sostengono che l’Azerbaigian abbia avuto un governo indipendente da 2000 anni.
    Galichian ricorda che l’odierno Azerbaigian è nato nel 1918, e prima di allora non esisteva nessun Azerbaigian a nord del fiume Araxes. Invece, l’unico Azerbaigian realmente esistito è quello che coincide con la regione a nord dell’Iran, ma a sud del fiume Araxes, e la popolazione residente, fino al XVI secolo, era di etnia Ariana e parlava il Pahlavi, un dialetto persiano. Fino al 1918, la regione a nord del fiume Araxes si chiamava Albania Caucasica (Arran in lingua persiana). Invece, gli Armeni sono storicamente presenti da entrambe le sponde del fiume Araxes.
    “Per cui, in quest’area erano presenti 3 Paesi fino al 1918: Arran (attualmente occupato dall’Azerbaigian), l’Armenia, e l’Azerbaigian Iraniano. Non solo cartografi Arabi e Persiani riferiscono questo, ma anche geografi Occidentali”, riporta Galichian.
    C’è anche un ulteriore e fondamentale dettaglio: la lingua turcofona. Non esiste alcun testo in turco fino al XIX secolo, e inoltre la lingua turca proviene dall’Asia Centrale. Se gli azeri hanno un governo indipendente da 2000 anni, come mai non hanno neanche una propria lingua scritta?
  3. Gli azeri affermano che i propri avi erano gli Albani Caucasici (che erano Cristiani e successivamente convertiti all’Islam), per cui tutti i monumenti e le chiese cristiane esistenti in Azerbaigian sono in realtà costruite dai loro avi, e non dagli Armeni. Per cui, tutti i monumenti cristiani appartengono agli azeri.
    Innanzitutto, gli Albani non erano un’unica popolazione, ma un insieme di tribù. Lo storico Strabone riporta che erano un misto di 26 tribù, alcune delle quali tuttora esistenti nell’area. Ma c’è un punto fondamentale da considerare: anche supponendo che gli Albani Caucasici fossero stati una popolazione a sé stante, la loro conversione all’Islam è avvenuta nel IX secolo, ma molte chiese sono state costruite dal X secolo fino al XVIII secolo. “Sono stati quindi gli Albani islamizzati a costruirle?”, si chiede ironicamente Galichian.
  4. Un’altra versione della storia “revisionata” è che i progenitori degli azeri fossero i Turchi Oghuz, provenienti dall’Asia Centrale. Ma questa popolazione sarebbe arrivata in Albania Caucasica 5000 (!) anni fa, e non 500. Per cui, di nuovo, gli azeri, pur provenendo dall’Asia Centrale, sarebbero comunque una popolazione antecedente gli Armeni.
    “Questa è un’altra balla colossale”, dice Galichian, “tutti sanno che le tribù turche iniziarono ad arrivare nel Caucaso nel VII secolo, e continuarono ad arrivarne sempre di più fino al IX secolo. Ma fino al XIV-XV secolo non erano ancora organizzati come una nazione”.
“Per cui, gli studiosi azeri non riescono ad essere coerenti, e a volte sostengono di essere affini ai turchi e provenienti dal Centro Asia, altre volte, quando c’è contraddizione con la presenza Armena e vogliono affermare di essere sempre esistiti in quelle aree, affermano di essere discendenti degli Albani Caucasici”, continua Galichian.
Galchian, inoltre, evidenzia l’armenofobia contenuta nei libri storici azeri, e nei libri di storia studiati nelle scuole gli Armeni vengono descritti come “quelli in nero, che occupano il nostro Paese e distruggono il nostro popolo” (vedasi anche il rapporto ECRI 2016, n.d.t.).

Le tecniche adottate dagli studiosi azeri per falsificare la Storia

  1. Una delle tecniche più diffuse è quella di tradurre in modo arbitrario le fonti storiche primarie, omettendo liberamente ogni riferimento all’Armenia, o modificandolo con qualche altra popolazione.
    Uno di questi esempi è la storia del Karabakh, scritta nel 1840 da Mirza Qarabaghi. Questo libro fu tradotto in cirillico correttamente nel 1956; più tardi, nel 1986, fu revisionato, ed ogni riferimento all’Armenia fu eliminato o modificato. Lo storico armeno Movses Kalankatvatsi, ad esempio, diventò “Moisey Kalakantli, storico turco o azero”, e nella frase in cui raccolse 10.000 persone per liberare l’Armenia, “Armenia” venne sostituita con “Albania”. Il fatto è che prima del XIX secolo non esistevano documenti scritti in turco, ma principalmente in arabo e in persiano, per cui ora l’Azerbaigian è diventato un utile strumento nelle mani dei turchi, che l’utilizzano per riscrivere la Storia a proprio uso e consumo. Fortunatamente, i testi originali persiani sono stati già tradotti nelle principali lingue europee in modo corretto, per cui continueranno ad esistere. Resta il fatto che tutte le nuove pubblicazioni conterranno le falsificazioni ad hoc.
  2. Questi libri pubblicati in Azerbaigian contengono anche informazioni costruite allo scopo, come autori e fonti storiche inesistenti.
    Galichian porta l’esempio di un libro intitolato “Monumenti nell’Azerbaigian occidentale” (con questo termine intendendo nientemeno che l’attuale Armenia), che afferma che tutti i monumenti esistenti in Armenia, compresi i monumenti urartiani antecedenti il Cristianesimo sono in realtà turchi! Il libro contiene informazioni completamente false, create semplicemente ad arte (ad esempio, si afferma che nelle chiese armene esistano iscrizioni turche). Questo libro è stato scritto da un certo Aziz Alakbarli, che non esiste, assicura Galichian. Un numero di accademici elencati nel libro ugualmente è inesistente. Ma il libro è stato pubblicato dal Ministero del Turismo dell’Azerbaigian!
    C’è un altro libro scritto da Mammadova negli anni ’80, in cui vengono menzionate più di 400 fonti sulla letteratura Albana, ma tra queste non ce n’è nemmeno una dell’Albania, in quanto nessuna fonte attualmente esiste.
Galichian afferma che queste tecniche sono state acquisite dai turchi, che le hanno utilizzate in modo esteso e presentano quindi una storia distorta nei libri scolastici.

Finanziamenti statali

In Azerbaigian l’intero processo di produzione e distribuzione della storia revisionista è completamente controllato dal governo, che finanzia le opere più improbabili, specialmente attraverso la Fondazione Heidar Aliyev, e le diffonde in tutto il mondo, spesso gratuitamente. Dal momento della fondazione dell’attuale Repubblica azera, essi hanno cercato di appropriarsi della storia delle popolazioni effettivamente residenti nelle aree occupate, e spesso creando la storia da zero. A riprova di ciò, basti considerare che dal 1918-1920 fino al 1936, gli abitanti dell’Azerbaigian preferivano essere chiamati turchi o tatari, e fu necessario un decreto russo per imporre loro il nome di “azeri”.
Revisionando la storia a proprio favore, l’Azerbaigian cerca di raggiungere un forte obiettivo politico. Ad esempio, quando i russi fondarono la Repubblica Sovietica Azera, nel 1920, avrebbero potuto mantenerne il nome originario, cioè Shirvan, ma non lo fecero in quanto l’obiettivo era di espandere il socialismo sovietico anche in Iran, e per fare questo il piano era di unire il nuovo Azerbaigian con l’originale Azerbaigian Iraniano, e formare così un nuovo grande Stato Sovietico. L’attuazione del piano era previsto per il 1947, ma fallì. Questo è il gioco di potere dell’attuale elite azera, ed il governo continuerà questo gioco fino a quando i petro-dollari continueranno a foraggiare la loro politica aggressiva. Inoltre, in Azerbaigian il pan-turchismo è dilagante (cioè l’idea di avere un unico Paese turcofono dalla Turchia fino all’Asia Centrale), e l’Armenia si trova proprio nel mezzo di due Stati-lupo come la Turchia e l’Azerbaigian.
Secondo Galichian, gli azeri stressano molto questa politica di rinnovamento storico in quanto si sentono minacciati come azeri stessi, essendo un agglomerato di differenti popoli. “Gli Stati Uniti sono un agglomerato di diverse popolazioni orgogliose delle proprie radici, ma i cittadini sono comunque orgogliosi di fare parte di un’unica Nazione. Gli azeri, invece, essendo un’unione di diverse tribù e razze non orgogliose della propria storia, non si sentono parte di un’unica Nazione, per cui cercano di costruirsi un motivo d’orgoglio per compattarsi, e spesso l’armenofobia è il collante principale.
Gli storici professionisti di tutto il mondo, comunque, sono ben consapevoli delle falsità propinate dagli azeri, ma il pericolo è che i nuovi libri revisionisti finiscano facilmente in mano a giovani studenti che potrebbero interiorizzarli, cadendo nell’astuta trappola azera.

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